sabato 2 luglio 2011

LA POLITICA NON TAGLIA I RAMI SU CUI E' SEDUTA!

LA POLITICA NON TAGLIA I RAMI SU CUI È SEDUTA

Mettiamoci l’anima in pace. La Riforma che tutti aspettano, la più amata dagli italiani, non verrà mai. Chi si aspettava qualcosa dalla Manovra dovrà accontentarsi di briciole. Parlo della Grande Riforma della Politica, i tagli alla casta per intenderci. Berlusconi avrebbe tutto l’interesse a farla, sarebbe per lui un trionfo. Manon può farla. Perché una vera riforma della politica non può essere varata dalla politica. La riforma che chiede il Paese contrappone in modo inconciliabile il popolo sovrano al parlamento. Chi realmente tentasse di dimezzare il costo della politica perderebbe la maggioranza in parlamento perché nessun parlamento decreta la propria amputazione. La classe politica non taglia i rami su cui è seduta. La formula magica è dimezzare: da mille a cinquecento parlamentari, dimezzate le authority, i consigli d’amministrazione, il personale di supporto, auto blu, pensioni e benefit, comunità montane; le Province in alternativa alle Regioni, o le une o le altre, o meglio una via di mezzo: al loro posto distretti omogenei che ricalchino grosso modo le trentotto circoscrizioni elettorali di un tempo. La politica dimezzata sarebbe l’equivalente in risparmi di una finanziaria all’anno, selezionerebbe e responsabilizzerebbe il personale politico, dimezzerebbe i rischi di corruzione e malaffare, ridarebbe fiducia ai cittadini, darebbe più volontariato in politica. Ma se non ci riesce Berlusconi, ancor meno ci possono riuscire le coalizioni di partiti. E soprattutto la sinistra, che vive di politica a tempo pieno. Sul piano fiscale la riforma Tremonti è la più lieve ed efficace
che si potesse varare in queste condizioni. Altri avrebbero fatto peggio. Ma i taglietti, venti indennità di ministri o robetta del genere, sono solo doni simbolici alla sovranità popolare, sacrifici offerti al Moloch per placarlo. Niente più, e non per colpa di Tremonti. Raccogliete firme, indite referendum, aizzate i magistrati, sollevate la protesta, ma riforme così può farle solo un premier con ampi poteri, indipendente dal parlamento. Cioè se davvero ci fosse un sovrano assoluto o quasi. Ma il costo, a quel punto, rischia di superare il ricavo.
fonte: Il Giornale – 2 luglio 2011 – articolo di Marcello Veneziani

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